Sono ore febbrili per i tantissimi tifosi del Napoli sparsi in tutto il mondo.
Nel pomeriggio potrebbe arrivare il tanto agognato 3o scudetto della storia del club.
Il primo dall’era Maradona. Un evento clamoroso per chi ha a cuore i colori azzurri. Ma non solo.
Eh già, perchè qui non parliamo solo di un pallone che rotola e di fede sportiva. In ballo c’é davvero molto di più…
Chiaro, chi vi sta scrivendo è di parte. Tifo quei colori da bambino e fra le varie cose “ho visto Maradona!” Sì, tante volte. Sono uno dei fortunati.
La mia non è stata una scelta semplice. Da bambino con marcato accento campano, che viveva nel “profondo nord” degli anni ’80, non era facile “fare una scelta diversa”.
Erano anni di pregiudizi e di spaccature. Spesso anche di odio territoriale. Gli anni di radicatissimi pensieri di secessione.
Anni in cui molti di quelli come me sentivano la necessità di fare di tutto per farsi accettare.
E che cosa c’è di meglio per farsi accettare se non tifare per una delle fortissime squadre del nord, con il loro enorme blasone e la loro strapotenza, tecnica e finanziaria?
Ma a me non è mai piaciuto stare dalla parte del più forte, di quello che sulla carta ha già vinto.
E sentivo il bisogno di rimanere aggrappato con tutte le mie forze alle mie origini. Una questione di cuore, non ideologica.
E poi c’era lui, El Diez. Un concentrato di potenza, astuzia, genio, oltre che di un’inevitabile e umana sregolatezza. Un figlio del popolo. Un umile. Un lottatore, ma anche uno degli atleti più corretti e rispettosi che io abbia mai visto giocare.
Per me sostenere il Napoli e Maradona significava sentirmi parte di una storia, bellissima.
Una storia di orgoglio e riscatto. La storia degli ultimi che possono diventare primi. La storia di chi sente che assieme è meglio e che la vita può essere davvero una giostra di colori.
Sono convinto che questi sentimenti siano condivisi da molti altri tifosi come me.
Sono sentimenti che vanno oltre il calcio. E’ per questo che quello che sta per succedere non è un semplice fatto di sport, ma un evento di popolo. Un evento che libera energia, che contagia, che porta il tutto in un’altra dimensione, su un altro piano.
Me ne ha dato la conferma una cara amica di famiglia, del tutto agnostica rispetto al calcio, quando qualche settimana fa mi ha detto: “Vogliamo organizzarci tutti per andare a Napoli per lo scudetto? Non vorrei perdermelo. Sono certa sarà straordinario!”
Del resto, sono già settimane che la città si sta vestendo a festa, attirando su di sé le attenzioni di media e turisti, da tutto il mondo.
Già, quello che succederà somiglierà molto da vicino al Carnevale di Rio, mettendo in scena tutti i mille colori di una città che è tutto e il contrario di tutto.
Una città che è sempre stata un po’ “una carta sporca”, come cantava il fantastico Pino Daniele, ma anche, potenzialmente, uno straordinario tesoro, tutto da valorizzare.
Napoli e i napoletani hanno una grande opportunità, che ve ben oltre il fatto sportivo.
Mostrarsi al mondo sotto una luce completamente nuova. Quel pallone che rotola può essere davvero determinante per il rilancio in grande stile di una città vittima per troppo tempo di mala gestione, insopportabili lacune strutturali e – per molti versi – di sè stessa.
Una città che deve capire di custodire una enorme bellezza, che va riconosciuta, rispettata, coltivata come un asset preziosissimo, perché inimitabile.
E allora ben venga la festa di popolo (sperando che sia piena di sole cose belle, come auspicato dallo stesso allenatore del club), ben vengano i mille colori e il folclore, ma poi costruiamo, perché l’occasione è storica. Probabimente irripetibile.
🔵Sappia incantare tutto l’anno, ma con un progetto.
🔵Continui a valorizzare (anche) la sua anima più popolare, come vera occasione di riscatto, da non sprecare.
Come non pensare, da questo punto di vista, al pellegrinaggio di appassionati, tifosi e semplici curiosi al “tempio di Maradona” (una grandiosa invenzione popolare)?
🔵Si ricordi di essere uno straordinario laboratorio permanente di creatività. Una creatività che significa problem solving strutturale (la famosa “arte di arrangiarsi”) e geniale abilità espressiva. Quella dei Totò, dei De Filippo, dei Troisi, degli straordinari artisti artigiani che popolano le strade più storiche della città.
Apple (una che di queste cose se ne intende) se n’é accorta, del resto. Da lì bisogna ripartire (ma bene), per fare di Napoli una capitale internazionale dell’ingegno, del genio e della creatività, da esprimere in tanti modi diversi. E allora perchè non pensare a un’Accademia delle Arti e della Creatività?
Un format interdisciplinare, capace di attrarre l’interesse di ragazzi e imprese da tutto il mondo.
Non certo facile, ma bisogna sognare in grande, mettendo addosso a questa città il vestito che merita e che può starle meglio.
🔵Si ricordi di essere una città gentile, che sa fare comunità e sa proiettarsi verso il prossimo, come ben testimonia lo straordinario rito del caffè sospeso. Un gesto semplice, ma dal grande valore.
Se Napoli e i Napoletani sapranno fare questo salto, beh, allora la grande festa popolare per il 3o scudetto diventerà una delle campagne di marketing territoriale più belle di sempre.
E ora, tutti davanti alla tv! 😋