Abbiamo parlato in varie altre occasioni della filosofia del “marketing mediterraneo“, in particolare applicata ai territori, con il concetto degli “eventi mediterranei”, che riteniamo particolarmente adatto alla valorizzazione dei “luoghi” (soprattutto dei centri minori), in quanto consente di:
- catalizzare risorse, non soltanto finanziarie;
- sviluppare le potenzialità dell’area, con vantaggi anche di lungo periodo, secondo logiche di
“sostenibilità” e di creazione di valore in senso relazionale ed allargato per la comunità ospitante, anche rafforzando legami, spirito di appartenenza e meccanismi di coesione.
Così, lungomare, strade e piazze di Diamante sono invase dagli “aspetti piccanti della vita”: dalla letteratura al cinema erotico, dai cocktail afrodisiaci ai dolciumi, dal teatro all’aperto alle mostre pittoriche, dalle sfilate in costume alle esibizioni dei gruppi folk, fino al campionato italiano di mangiatori di peperoncino e, chiaramente, alle degustazioni dei prodotti tipici dell’enogastronomia locale.
L’intuizione brillante degli organizzatori è stata quindi quella di declinare un simbolo di immediata efficacia comunicativa come il peperoncino in una serie di varianti e manifestazioni, definendo un “tema centrale dell’esperienza”, che ne diventa l’emblema ed il collante.
Sulla base del successo registrato dalle prime edizioni dell’evento (la prima nel 1992), nel 1994 è nata anche l’Accademia del Peperoncino, che annovera oggi 4.000 iscritti e 50 sedi distaccate in Italia.
Scopo dell’Accademia è di creare, approfondire e diffondere una vera e propria “cultura del peperoncino”, facendone conoscere la storia e lo sviluppo, promuovendone, inoltre, lo studio e la ricerca per possibili utilizzi ed applicazioni, con particolare riferimento alla cosmesi, alla farmacologia ed alla medicina.
Il coinvolgimento popolare verso l’evento è molto forte (questo è uno degli aspetti centrali dell’evento mediterraneo), sia in termini di partecipazione all’evento che di organizzazione.
Durante il periodo di svolgimento del Festival (che totalizza ben 45.000 presenze), infatti, la maggior parte degli abitanti della città, nonché delle zone limitrofe, partecipa attivamente alle diverse fasi della manifestazione ed è cresciuto di anno in anno il numero di volontari che si adoperano nella sua realizzazione, a testimonianza del ruolo dell’evento come occasione di collaborazione e di interazione sociale.
Nell’organizzazione del Festival la Comunità rafforza e preserva le proprie tradizioni (dai codici comportamentali e di comunicazione, alle realizzazioni artigianali, alle ricette gastronomiche), a tutto vantaggio della coesione.
E’ anche interessante il coinvolgimento attivo degli operatori turistici del territorio, come i ristoratori, che intervengono nella preparazione delle pietanze tipiche offerte agli stand.
C’è quindi consapevolezza della valenza strategica dell’evento e del suo ruolo nella creazione di valore per il territorio e per i singoli operatori economici coinvolti.
Un aspetto molto interessante è che per come è stato progettato, per come viene realizzato e per i risultati conseguiti, questo evento – assieme al “sistema” che lo sorregge – diventa strumento interessante per caratterizzare e promuovere l’intero territorio regionale, perché coerente con l’identità di questi luoghi e con la loro tradizione.
Insomma, non si scherza.
Ecco un altro caso di eccellente valorizzazione di un territorio, che viene riconosciuto come “luogo“, come centro vitale e nevralgico per relazioni, significati, valori e valore.
E gli effetti, sapendo gestire bene il tutto, non sono solo di breve periodo. E’ in quest’ottica che vanno valutati eventi di questo tipo, non certo (solo) in quella degli introiti realizzati nel corso della manifestazione.
beh allora (visto che sono fanese) parlerei anche della “Fano dei Cesari”…mi sembra si possa paragonare a questi casi citati vista la partecipazione quasi totale (a tutti i livelli della manifestazione) di una città di 65 mila abitanti.
[…] In questo modo, la Chiesa supporta anche l’Amministrazione nella messa in scena e valorizzazione in chiave autentica e relazionale delle proprie delizie e delle proprie tradizioni, secondo logiche marcatamente mediterranee. […]