Perché e come Groupon dovrebbe riposizionarsi.

Qualche tempo fa ho osservato con interesse il modo in cui un mio conoscente ha usato Groupon per promuovere la sua spa (non proprio di lusso, ma di certo da premium price, per capirci).

Mi è piaciuto molto. L’ha proprio messa giù nei termini giusti, facendo capire in modo chiaro che per lui Groupon non voleva essere un modo per comunicare una convenienza che in realtà non potrà mai sostenere sul mercato, bensì solo un modo per farsi conoscere, per lusingare in modo trasparente i potenziali clienti e “far circolare un po’ la voce” sulla nuova attività, partendo dalla ferma convinzione che, una volta provata l’esperienza nella sua spa, il cliente tornerà e farà passaparola positivo.

Questo significa fare uso consapevole del mezzo e, a mio avviso, dovrebbe suggerire a Groupon un riposizionamento, come in parte dicevo qui.

In questo caso, la promessa di Groupon all’utente finale (non al fornitore) potrebbe diventare: “seleziono e ti propongo una serie di prodotti, servizi, esperienze succulenti e te li faccio provare a prezzi interessanti. Quello che ti do è la possibilità di risparmiare rispetto al prezzo che questi prodotti avranno a regime e di scovare cose che oggettivamente possono servirti, o anche solo stuzzicarti. Perché non provare?”

In questo modo, Groupon diventerebbe un consulente per il proprio cliente (l’utente del coupon) e un facilitatore, per il cliente finale e per i clienti aziende (tecnicamente, i fornitori di Groupon).

Un po’ quello che è diventato, nel suo campo, Lidl (che non vuole essere il “discount più economico sul mercato”); un po’ quello che, in un ambito molto diverso, è a mio avviso Secret Escapes, che assolutamente vi consiglio.

secret


Messa così,
il fornitore di Groupon “deve” essere poco interessato a guadagnarci, perché deve capire che quello che sta facendo non si chiama “sforzo commerciale”, bensì equivale a un investimento in comunicazione, dove rinuncia al margine, ma copre i costi.

Quindi, una comunicazione potenzialmente molto efficace, che “si paga da sola”. Non male, direi.

Detto questo, due cose fondamentali:

1) Groupon, se volesse proporsi così, dovrebbe evolvere molto, sia nella selezione delle proposte che fanno parte della sua gamma, sia nel branding

2) quanto ai fornitori di Groupon, dovrebbero diventare perfetti nella relazione con il cliente, non trattando i “clienti Groupon” come “clienti di serie b”, o anche peggio. Questo spesso capita, nella realtà, perché ad oggi Groupon ancora si propone ai suoi fornitori enfatizzando, come beneficio principale offerto, la possibilità di “guadagnare attraverso Groupon”. Almeno, questo è quanto ho capito parlando con un po’ di fornitori. Si tratta di uno spunto rilevantissimo, a mio avviso, per definire un posizionamento molto più smart e soprattutto sostenibile nel tempo (vero problema attuale di Groupon, secondo me).

È chiaro, infatti, che la promessa di “far guadagnare il fornitore” al momento risulti abbastanza vana, quindi è destinata a creare malcontento e passaparola negativo, sia sul versante fornitori, appunto, che su quello clienti finali…

Vediamo cosa succederà, ma la Rete sta aprendo il campo prepotentemente per questo tipo di opportunità e anche Amazon in parte segue questa linea. Anche loro, però, possono fare molto meglio. Magari ne parleremo in un altro post.

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