Un paio d’anni fa un caro collega mi ha chiesto di spiegare il senso della creatività a dei giovanissimi liceali. E’ bastato raccontare il caso Lego!
Già, che cos’é Lego se non creatività allo stato puro?
La sublimazione della creatività! Sì, perchè dato un set di (magici) mattoncini, ognuno realizzerà una costruzione diversa, semplicemente perché ognuno vedrà in quel mucchio di mattoncini qualcosa di diverso e di fantastico.
Nessuna formula predefinita (come direbbe Pirandello), quindi, non ci sono istruzioni che tengano.
Lego ti permette e in qualche misura ti spinge a immaginarti cose di volta in volta diverse.
E in questo modo quel gioco si rigenererà n volte, cambiando sempre forma, rendendo più difficile l’insorgere dell'”effetto adattamento“, in virtù del quale ognuno di noi dopo un po’ tende a stancarsi di ciò che ha (auto, cellulare,computer, ecc), desiderandone a tutti i costi la versione più aggiornata.
Lego è quindi il prototipo della creatività, ma l’aspetto più interessante è che l’azienda nel suo complesso rimane un progetto in continua ridefinizione creativa, perchè come affermava il grande Gerd Gerken, “devi essere ciò che proponi al mercato“.
E quelli di Lego sanno benissimo che essere creativi vuol dire non smettere mai di far andare il cervello, per creare nuove possibilità.
E’ così, ad esempio, che questo super love-brand si è inventato (e lo ha fatto attraverso la sua piattaforma di open innovation) anche le “costruzioni per adulti“, che hanno la funzione di combattere lo stress e l’ansia.
Potremmo quindi dire: medesimo concept di prodotto, per un nuovo posizionamento su un – in parte – nuovo segmento di clientela.
Finito qui?
No, perché per creare il giusto coinvolgimento attorno a un prodotto che, come dicevamo, avrà un posizionamento un po’ diverso dalle referenze storiche, si è pensato di sottoporlo all’approvazione dei cosiddetti “early adopters” mediante il crowdfunding, che è anche un modo furbissimo per rendere la fase di product testing auto-sostenibile.
Apoteosi! Love it!